Gli articoli di Atelier Carenzio
La moda è sempre stata futurista: parte seconda
Nella prima parte di “La moda femminile è sempre stata futurista” con Madeleine Vionnet, vi ho dato un’idea di come e quanto le avanguardie dei primi del ‘900 fossero legate alla moda e viceversa...

I suoi abiti fondono sapienza sartoriale ed elementi provenienti da Cubismo, Futurismo ed in particolare dal Surrealismo!!
Non a caso la sua collaborazione con Salvador Dalì, porterà elementi di innovazione e ovviamente di trasgressione, nel mondo della moda!

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Elsa Schiapparelli e Salvador Dalì

Non dimentichiamo che Elsa Schiapparelli sarà l’inventrice del rosa shocking! Inoltre darà scandalo sostituendo le file di bottoncini degli abiti da sera con le cerniere lampo!
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Nei primi anni del ‘900 la Schiapparelli diventerà la diretta rivale di Chanel, la quale la definiva con disprezzo: “L’artista che fa vestiti”.
Avevano stili opposti, Chanel si identifica in un taglio rigoroso e semplice, al contrario Schiapparelli avrà uno stile ricco e fantasioso. Anche il loro status sociale era all’opposto, Coco proviene da un ambiente povero mentre Elsa ha origini aristocratiche. Sarà proprio con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, che trasferendosi a New York, Elsa incontrerà i maggiori esponenti delle avanguardie artistiche, come Man Ray e Marcel Duchamp.

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Dalì e Man Ray – 16 giugno 1934, fotografati da Carl van Vechten

Man Ray è conosciuto soprattutto come fotografo surrealista ma fu molto altro: pittore, scultore e regista. Il suo successo parigino è dovuto alla sua abilità di fotografo, in modo particolare di ritratti. Personaggi famosi dell’epoca, scrittori e intelletuali poseranno per lui, da James Joyce a Jean Cocteau.

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Lee Miller fotografata da Man Ray

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La robe noire fotografata da Man Ray

Marcel Duchamp è ritenuto uno degli artisti più importanti del XX secolo, la sua pittura attraverserà le correnti del Fauvismo, Cubismo,  Dadaismo e Surrealismo. Darà vita all’arte concettuale, ideando il “ready-made” .

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Marcel Duchamp ritratto da Man Ray – 1921

Nel 1922 Elsa Schiapparelli si trasferisce a Parigi, dove inizierà a frequentare Gaby Picabia, moglie di Francis e... quando si dice “essere nel posto giusto al momento giusto.” sarà spesso presente al Boeuf su le Toit, locale alla moda e ritrovo dei dadaisti.

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Pranzo di gala al Boeuf su le Toit – 1922

A Parigi ci sarà l’incontro con Paul Poiret , il cui atelier si trovava in Rue St. Honorè, che la avvicinerà al mondo della moda!

Poiret rivoluziona la moda negli anni della Belle Epoque; semplifica i capi di abbigliamento femminile. Utilizza la vita alta, gonne lisce con cappellini a turbante. Abolì le sottogonne ingombranti e i busti, azzarda colori forti: i rossi, i viola, verdi e blu di Francia. Anticipa per i tempi in cui viveva il pantalone, che verrà sdoganato solo negli anni ’30 da Marlene Dietrich, capi dalle forme orientaleggianti, cappotti e mantelli tagliati con le formi del kimono.

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Abiti da sera di Poiret – 1929

Dopo aver lanciato il “golf armeno”, Elsa Schiapparelli, si concentra sull’haute couture, dando vita alla “silhouette a grattacielo”, caratterizzata da linee diritte e spalle squadrate.
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Golf armeno con fiocco trompe-l'oeil

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Collezione Paienne dedicata alla natura, del 1938

Come già aveva fatto Thayaht, portando nel guardaroba femminile la tuta, un capo ripreso dal mondo maschile e per giunta operaio, anche la Schiapparelli attinge dalle divise del mondo dei lavoratori. Ingentilendole con decorazioni femminili e accompagnandole ad accessori, come ironici cappellini e copricapi.

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È evidente la collaborazione con Salvador Dalì – 1937

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Elsa Schiapparelli indiossa un abito e un cappellino creati da lei.

Nella metà degli anni ’30, l’atelier della maison Schiapparelli, si trasferisce in Place Vendome, qui tra le clienti, compariranno Greta Garbo e Katherine Hepburn.

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Modella con abito Schiapparelli – 1939

Fiona Campbell con abito Schiapparelli – 1952

È della metà degli anni ’30 la collaborazione con Dalì, che darà origine ad abiti da sera con disegnate aragoste e cappellini a forma di scarpa.

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Abiti creati in collaborazione con Salvador Dalì – 1938

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Cloche Schiapparelli – 1939

Cappellino a scarpa

Oltre che con Dalì, Elsa Schiapparelli collaborerà con altri artisti come jean Cocteau e il risultato sarà decisamente stravagante.

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Abiti creati in collaborazione con Jean Cocteau – 1937

La moda e il surrealismo iniziano un percorso parallelo.
Cocteau, lavora su giacche  di lino con silhouette femminili ricamate, mentre Dalì elabora il concetto di impulso sessuale femminile, nascosto dalle vesti.
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The skeleton dress, Schiapparelli in collaborazione con Dalì.

L’abito diventa una forma di comunicazione sociale, Schiapparelli denuncia attraverso gli abiti, l’immagine che la donna aveva assunto con il passare dei secoli, nell’ambito dell’arte e della moda.
La stilista libera l’immaginazione attorno a temi specifici, come avverrà per la sfilata Primavera/Estate 1938 dedicata al circo.

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Nel 1954, dopo la Seconda Guerra Mondiale, mentre Chanel (dopo le accuse di collaborazionismo), torna a “vendere vestiti”. Elsa Schiapparelli è costretta a vendere la propria maison, dichiarando un’imbarazzante bancarotta, a causa dei troppi debiti accumulati nel dopo guerra.
Come ultimo atto manderà in stampa la propria biografia “Shocking life” in inglese, semplicemente “Shocking” in francese.
Tra le righe emerge il desiderio di infrangere le convenzioni, non a caso fuggirà dalla realtà del mondo a cui apparteneva, l’alta e noiosa borghesia capitolina.

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Elsa Schiapparelli muore il 13 novembre del 1973 a Parigi.
Riguardo alla moda e all’arte, ricorderà, che allora, gli artisti avevano un ruolo importante nella moda. La moda stessa era considerata un’opera d’arte!

A mio avviso uno dei meriti più grandi che le va riconosciuto è quello di aver saputo usare la cultura per confezionare abiti...

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