Gli articoli di Atelier Carenzio
Veruschka!
In un precedente articolo vi ho raccontato di Twiggy e di come negli anni ’60 sia diventata una delle prime top model. Parlando di moda e di modelle, non ci si può dimenticare di un’altra icona delle passerelle e delle copertine di quegli anni: Veruschka. Gli stilisti, oltre a Twiggy, facevano a gara per fare indossare a lei i loro abiti.  E, come Twiggy, anche Veruschka diventerà un leggenda!
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La sua è una storia molto particolare, costellata di sofferenza e dolore, nonostante le luci della ribalta e la fama acquisita, diventando, negli anni ’60 e ‘70i, la modella più famosa al mondo. Nasce nel 1939, anno che segnerà le sorti del mondo intero, a Kaliningrad, città russa di frontiera tra Polonia e Lituania, considerata prima della II Guerra Mondiale, Prussia orientale. Secondogenita di una famiglia nobile, figlia del conte Heinrich von Lehndorff Steinort e della contessa Gottliebe von Kalnein. Il padre verrà ucciso per aver attentato alla vita di Hitler, partecipando al tentativo fallito di assassinare il Führer durante l’operazione Valchiria, così, a soli trentacinque anni, il 20 luglio 1944 verrà condannato a morte.
A cinque anni Vera, il reale nome di Veruschka, pseudonimo che lei stessa creerà e  con il quale diverrà famosa in tutto il mondo, insieme alle sue due sorelle verrà separata dalla madre. Quest’ultima verrà internata in un campo di lavoro incinta del quarto figlio. Vera viene strappata alla sua vita privilegiata per essere rinchiusa in una prigione in attesa di essere deportata a Buchenwald. Alla fine della guerra, della sua vita aristocratica non rimarrà più nulla, sparirà il castello in cui aveva vissuto con la sua famiglia prima dell’avvento del Nazismo e spariranno le amicizie altolocate, come quella dei Bismarck. Vera sarà considerata, come le sue sorelle, figlia di un traditore e di un assassino, sino a quando negli anni ’50, in Germania, verranno rivalutati i nomi di coloro che si erano opposti al regime di Hitler.
Il ricordo della guerra e le tragiche esperienze vissute da bambina, segneranno la sua vita in modo indelebile. Nonostante la sua carriera di modella la porterà a essere la più bella, la più pagata e ricercata dai fotografi dell’epoca, come Richard Avedon, Franco Rubatelli e David Bailey, la vita di Vera sarà scandita da frequenti ricoveri in cliniche psichiatriche, sopraffatta da attacchi di panico e allucinazioni.
Tenterà il suicidio per ben tre volte.
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La vita di Veruschka sarà vorticosa, in preda alla costante frenesia di cambiare, dalla città al continente, dal lavoro agli uomini, avrà una vita apparentemente luminosa ma, in realtà, i momenti cupi e funesti saranno numerosi.
Erano gli anni ’60, quando Vera Lehndorff, a soli vent’anni appare su tutte le copertine delle riviste di moda: diventerà il volto di Vogue Francia e poi Vogue America anche se il rapporto con l’allora direttrice, Diana Vreeland, non fu sempre idilliaco. Scoperta per le strade di Firenze dal fotografo Ugo Mula, approderà negli ambienti della Swinging London, dove verrà reclutata da Michelangelo Antonioni per recitare in Blow Up, film che vincerà la Palma d’Oro a Cannes nel 1966. Veruschka apparirà in due scene come la modella che David Hemmings fotografava sul set.
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Nel 1965 a New York incontra Salvador Dalì che le insegnerà come quel corpo così bello, anche se privo di curve, con un viso scolpito, grandi occhi azzurri e malinconici, potesse diventare un’opera d’arte. Verrà definita infatti come l’unica opera d’arte naturale dopo Afrodite, con la capacità di utilizzare il proprio corpo come uno strumento per realizzare continue metamorfosi.

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Il body painting, forma d’arte nella quale Veruschka vede una continua sperimentazione da applicare al suo corpo, diventa uno strumento che le consentirà di cambiare continuamente.

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Negli anni ’70 , ormai lontana dalle passerelle, creerà la serie di Trans-Figurations, insieme al fotografo, scultore, pittore, musicista Holger Trulzsch. Si tratta di mimetismi surreali dove Vera si confonde con gli elementi naturali: il cielo, la roccia, il bosco o cambi di identità come abiti da uomo dipinti sul corpo.

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Per rivedere Veruschka sulle passerelle si dovrà attendere il suo settantottesimo compleanno, posando per Acne Studio e non è un caso isolato. Lauren Hutton a 73 anni ha sfilato per Bottega Veneta, Carmen Dell’Orefice non ha mai smesso di farlo, neanche oggi che ha 86 anni, senza dimenticare Benedetta Barzini che spesso torna a posare per alcuni fotografi. Nel caso di queste donne, contessa von Lehndorff inclusa, il messaggio è molto chiaro: non è la bellezza che conta, neanche nel mondo della moda ma la personalità!

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La vita di Veruschka è raccontata nell’autobiografia “Veruschka. La mia vita”, edito da Barbes, libro che vi consiglio caldamente. Qui la contessa Vera von Lehndorff, con la collaborazione di Jorn Jacob Rohwer, racconta la sua storia a partire dall’infanzia trascorsa in Polonia, dove il padre sostenitore della resistenza anti-nazista, partecipa al fallito attentato contro il Führer e che, per questo, pagherà con la vita. Vera ripercorre gli anni ’60, quando si trasforma in Veruschka e diventa una delle prime top model, per poi dedicarsi successivamente all’attività di artista, concentrandosi in particolare nel body painting. Lavorerà poi a progetti fotografici e performance video. Se siete curiosi di scoprire l’attività artistica di Vera e le sue opere le potete trovare esposte al Centre Pompidou di Parigi e all’Art Institute di Chicago.

Copertina di Veruschka. La mia vita

Titolo: Veruschka. La mia vita
Autore: Jörn Jacob Rohwer, Vera Lehndorff
Pagine: 336
Editore: Barbès
Anno di pubblicazione
: 2012

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