Gli articoli di Atelier Carenzio
La Parisienne
Chi non invidierebbe una donna i cui difetti diventano punti di forza al punto tale da essere considerati vere e proprie qualità È quello che tutte noi dovremmo fare: pensare che i nostri difetti possono diventare armi di seduzione, particolari che ci rendono uniche, insomma trasformare un difetto in una caratteristica che aumenti la nostra autostima e non il contrario.

Non è semplice ma vi garantisco che si può fare anche perché c’è chi ci è riuscita con successo e continua a essere, nonostante il tempo che passa, un’icona di fascino e stile. Vi sto parlando ovviamente della “Parisienne” che a partire dall’inizio della monarchia francese, passando per il XIX secolo e arrivando ai giorni nostri, ha affascinato il mondo intero con il proprio charme, divenendo per eccellenza un simbolo di seduzione. Passeggiando per i boulevard di Parigi, spesso mi sono chiesta quale tipo di donna potesse incarnare l’essenza della vera Parigina, quali caratteristiche dovesse avere, quali fossero i suoi segni distintivi,  come si veste, considerandola quasi alla pari di una figura mitologica, ma soprattutto la “Parisienne” è una leggenda metropolitana o esiste veramente?
Dopo essermi guardata attorno ed aver osservato le donne di Parigi, mi sentirei di affermare che la “Parisienne” è un modello femminile che  appartiene, forse, più al passato. Oggi lo è più per definizione che di fatto o quanto meno ha subito dei cambiamenti, innanzi tutto già in passato non era necessariamente vincolante essere nate o vivere a Parigi per essere “Parigine” e oggi più che mai mi sento di avvalorare questa tesi.

Non si è parigini solo perché si è a Parigi.
Non scambiate per parigine le persone …
Che vi dicono: ‘Parigi… Ah, Parigi!’, ‘Come
Parigi c’è solo Parigi!’, ‘La mia Parigi!’ eccetera.
Un simile entusiasmo si prova solo
per le cose che si sognano o si rimpiangono,
mai per quelle che si possiedono. Si è parigini
allo stesso modo in cui si è spiritosi oppure
in buona salute, senza accorgersene. Il vero
parigino non ama Parigi, ma non può
vivere altrove”
 
Alphonse Karr, Le Diable à Paris - 1845

In ogni caso la storia della “Parisienne” è costellata di figure femminili molto diverse tra loro ma tutte quante decisamente singolari a modo loro. Posso citarvi alcuni nomi così potrete farvi un’idea di chi e di cosa sto parlando: la marchesa di Sévigné, Francoise Sagan, Rose Bertin, Coco Chanel per arrivare a tempi più recenti con Inès de la Fressange. Nei secoli e con il passare degli anni, il rango, la famiglia, i favori del re e la fortuna, hanno caratterizzato e modellato lo spirito della “Parigina”. Sarà la Belle Epoque, l’epoca d’oro che porterà alla ribalta del mondo intero le donne che vivono nella capitale francese, essere una “Parigina” diventerà un’occupazione a tempo pieno. D’altra parte Parigi con i suoi balli, le feste, il teatro, le vetrine lussuose non poteva che accrescere nelle donne il desiderio di essere belle e far parte dello spettacolo.

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Ancora oggi è così,  certo lo stile e la moda rispetto alla Belle Epoque sono cambiate ma le vetrine dei negozi sono rimaste lussuose e scenografiche e lo spirito delle “Parigine” ha mantenuto un che di chochette, di particolare che le distingue. Il modo di vestirsi, la scelta dell’abito alla moda, era caratteristica irrinunciabile per le signore della  Parigi degli inizi ‘900 e del “bel mondo”, così come lo è ancora oggi, allora rendendo famosi couturier come Charles Frederic Worth, oggi marchi della moda che alternano il buon gusto al gusto dubbio ma che comunque fanno di Parigi una delle capitali indiscusse della moda.

A partire dal XIX secolo, sembra che apparenza e superficialità , a detta delle “malelingue” siano una conditio sine qua non per le signore e signorine che trovano nella Ville Lumiere il loro habitat naturale, guadagnandosi addirittura la reputazione di femme légère e ben presto anche l’amore diventerà una questione di moda. L’amore diventa passione e per giunta non convenzionale, quasi selvaggia e soprattutto l’amore non è più considerato un sentimento per la vita. È di moda il flirt, l’amore diviene un’opera d’arte dove anche l’abito come i gioielli, le case e la mondanità fanno la loro parte. Il XIX secolo è l’epoca dei romanzi in cui si consumano passioni adultere e incontri clandestini e la Parisienne appare nell’immaginario comune  come un personaggio deliziosamente immorale.
Tornando alla moda, questa ben presto non sarà più solo un’esclusiva delle signore benestanti o aristocratiche, ma la moda della “Parigina” diverrà accessibile a tutte con l’apertura nel 1855 de les Galleris du Louvre, nel 1865 aprirà i battenti le Primtemps e la Samaritaine nel 1869, oggi aggiungerei la Galleries Lafayette.
Ogni epoca ebbe la propria Parisienne e alcune pur non essendolo per nascita furono “plus Parisienne que toutes les Parisienne”. Come non essere affascinati dalla grazia e dall’eleganza di Audrey Hepburn, vestita da Givenchy, insieme faranno di Parigi il luogo dove imparare ad avere classe e buone maniere, saranno diversi infatti i film girati dalla giovane attrice in questa città alla fine degli anni ’50 inizio ’60 del secolo scorso, dove sfoggerà meravigliosi abiti firmati Givenchy.
Eccovi alcuni esempi…

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Françoise Sagan

Durante gli anni ’50 lo spirito parigino era inseparabile da Saint-Germain-des- Prés che diventa uno dei quartieri frequentato da giovani e disinvolti artisti, scrittori e intellettuali, prendendo il posto di Montparnasse. Tra questi ci sarà una giovane ragazza, Françoise Quoirez, il cui pseudonimo sarà Françoise  Sagan, divenendo famosa dopo aver pubblicato “Bonjour Tristesse” che diventerà un best-seller e da lì a poco incarnerà il simbolo della Parisienne libera, refrattaria a ogni ideologia, che frequenta i locali alla moda di Parigi e Saint Tropez, che guida auto sportive, flirta, si sposa e divorzia, il tutto vivendo in modo vertiginoso.
Nel caso di Françoise Sagan, l’eleganza non sarà negli abiti ma nella cultura e nel suo modo di scrivere.
Alla fine degli anni ’50, il modello di “Parigina” verrà imposto dalla moda, dal cinema e dalla pubblicità, si avrà un “baby-boom” di giovanissime che con la loro aria innocente e sensuale folgoreranno il pubblico e non solo quello maschile. Un esempio? Brigitte Bardot che segnerà un’intera epoca di capelli acconciati con la coda di cavallo, ballerine, stampe “vichy rose” ed estati a Saint-Tropez.

Brigitte Bardot

Tra il 1965 ed il ’67 sarà Andrè Courrèges a consacrare con uno stile nouvelle vague il baby-boom delle Parisiennes con gonne corte e vinile.

Gonne a vinile

La Parisienne passa successivamente ad indossare i pantaloni e non disdegna i jeans, l’eleganza è più naturale ed un esempio sarà Loulou de La Falaise, molto vicina a Yves Saint Lauren.

Yves Saint Laurent e Loulou de la Falaise

Yves Saint Laurent e Loulou de La Falaise a Marrakech.

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Louise Sébastien Mercier nel 1781 scriveva: “Paris, Paradis des femmes”, Paradiso perduto? Assolutamente no! In un mondo dove ormai tutto tende all’omologazione, Parigi ha ancora le proprie ambasciatrici di charme per nulla omologate alla massa, non solo, mantiene i propri quartieri ciascuno con il proprio fascino caratteristico e inimitabile. Parigi regala ancora ai propri abitanti ed ai numerosi turisti: abitudini, stili di vita e mode diverse. Soprattutto la Parisienne è un’icona eterna di questa città e con le debite distinzioni: la Parisienne della rive gauche, della rive droite, della Parigi bohème, in carriera, quella dei quartieri “bene” e popolari.

Ci sono ancora Parisiennes che, come Inès de la Fressange, fanno parlare della Ville Lumiere come la città non solo del passato ma anche del futuro, dove ancora oggi gli innamorati passeggiano sotto la luce dei lampioni tenendosi per mano, sognando un amore perfetto.
Stendhal diceva che le donne di Parigi non sono certamente le donne più belle del mondo ma tutte hanno, nel loro sguardo e nel loro modo di fare, quel non so che che le rende interessanti.
Che sia famosa o anonima, la Parigina fa della propria immagine e della propria vita un ‘opera d’arte!
Voi che ne dite?

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