Gli articoli di Atelier Carenzio
Cosa succede a un parigino quando è lontano da Parigi…
Quando non sono a Parigi spesso mi chiedono cosa mi manchi di quella città,. La risposta non è stata immediata, ci è voluto del tempo per capire cosa ogni volta mi porta a tornare proprio in questa parte di mondo. Ogni volta che mi trovo altrove, passata l’emozione del momento, la curiosità e l’eccitazione che un posto sconosciuto può creare, sopraggiunge la malinconia...

Dopo molto tempo ho capito che a mancarmi terribilmente è l’essenza di Parigi, quello che Caroline Vermalle o meglio il protagonista del suo romanzo “Due cuori a Parigi”, definisce il cuore di Parigi.

Non vi racconterò la trama del romanzo, ne tanto meno accennerò ai personaggi  come solitamente faccio, non perché non siano affascinanti o degni di nota, anzi, vi consiglio di leggere questo libro e se avete un animo sensibile come il mio, vi scapperà anche una lacrimuccia! Questa volta vi condurrò tramite il racconto di Caroline Vermalle nei luoghi che spesso i turisti non frequentano, proprio questi però, costituiscono il vero cuore di Parigi. Ma partiamo dall’inizio, innanzi tutto non ci si può definire parigini solo perché si vive nella Ville Lumiere o perché tra mille sospiri si pensa che questa città sia la più bella del mondo. Si sospira per ciò che si desidera ma non si ha, per ciò che si sogna, il “parigino” ha assorbito Parigi nell’animo, fa parte di lui ovunque si trovi, Parigi è sua, quindi non la sogna ne tano meno la desidera e paradossalmente si lamenta in continuazione di ogni singolo elemento della città che durante la Belle

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Epoque fu il centro del mondo e che in tempi più recenti veniva considerata la “Paris qui bouge”: tutto si muove e tutto può accadere all’ombra della Tour Eifell. Come dicevo, il parigino doc, si lamenta del traffico, del tempo,  del caos, della metropolitana, dei turisti, dei tassisti, insomma anche dei parigini stessi ma quando se ne allontana sente che il respiro gli viene meno a poco a poco, perché Lui o Lei sono parigini e tutto ciò che va oltre la tangenziale è lontano mille miglia da Parigi!

Io trovo che questa città sia la più bella del mondo e non mi capita sovente di lamentarmi, adoro la sua normalità, sì perché in realtà sono molti gli stereotipi che il cinema e la letteratura hanno creato su di lei.
La Ville Lumiere ha una vita normalissima esattamente come quella dei suoi abitanti. Il lunedì è faticoso anche a Parigi, se piove il traffico diventa un delirio, la metro negli orari di punta è insopportabile e anche qui, nella città più romantica del mondo, ci sono persone con vite semplici e poco allettanti e per giunta non sono sempre innamorate nonostante vivano nella città dell’amore, alcune strade non sono per nulla romantiche, ci si sveglia per andare al lavoro senza fischiettare la “Vie en rose” ecc, ecc… Nonostante tutto, quando arriva la sera io non vorrei essere da nessun altra parte se non lì, a guardare frettolosamente la Tour Eifell mentre torno a casa, a percorrere  d’inverno, infreddolita per il vento gelido,  il lungo Senna e d’estate, sempre qui, per sedermi su una panchina e perdermi in un tramonto meraviglioso, respirando quello che è stata Parigi nei secoli e quello che è ora, pensando di essere proprio nel posto giusto.
I più cinici parlano al passato di questa città, a detta loro è rimasto ben poco del romanticismo, della Bohème , degli scrittori e intellettuali che all’inizio del secolo scorso affollavano i caffè e i locali di Parigi. In parte è vero, oggi bisogna lavorare un po’ di immaginazione, forse Saint Germain des Prés non è più il centro del mondo letterario ma ogni tanto qualche sparuto scrittore lo si può vedere ancora seduto con il proprio taccuino a un tavolo de “Le deux Magot”.

Tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 i “cafè parisiens” erano i luoghi preferiti dagli artisti, qui si discuteva di letteratura, arte e politica, si scambiavano idee e pensieri, era proprio questo che rendeva l’aria di Parigi frizzante ed elettrica. Questi erano i luoghi in cui si potevano trovare seduti a un tavolo Rousseau, Sartre, Picasso, Hemingway. Alcuni locali come Le Café Procope, il più antico di Parigi, Le Café del la Pax, La Closerie del Lilas e Le Café de Flore, sono divenuti una leggenda proprio grazie agli artisti del tempo che li frequentavano assiduamente.

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Passando per Rue d l’Odeon, oggi si può solo immaginare di vedere Scott Fitzgerald, Hemingway o Gertrude Stain. Ormai alle guide turistiche, camminando con il naso all’insù non rimane che fare un cenno a quale personaggio famoso ha vissuto nella tal via piuttosto che nell’altra: in Rue Jacob è vissuta Colette, in Rue Saint Benoit, Jacques Prevert e Marguerite Duras, in Rue Séguier viveva Albert Camus e così via. Oggi ci si può emozionare comunque passeggiando in Saint Germain des Pres – certo bisognerebbe almeno aver letto i loro romanzi altrimenti si corre il rischio di farsi distrarre dalle boutiques di lusso che diventano un’attrattiva molto più interessante per la maggior parte dei turisti. Il mondo di Hamingway, Picasso, Sartre non esiste più ma io adoro rievocarlo. È davvero questo il fascino di Parigi: il passato? In parte credo di si, insomma i monumenti come Notre Dame, la Tour Eiffel, Le Sacre Coeur e  molti altri conosciuti in tutto il mondo hanno reso Parigi famosa ma il suo cuore è dato da tante piccole storie del passato e, perché no?, del presente, luoghi ed edifici quasi sconosciuti ai turisti, leggende e persone che hanno attraversato i secoli di questa città.

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Ad esempio lo sapevate che in Rue des Ecoles, nei pressi della Sorbona, la statua di Montaigne ha il piede destro più lucido rispetto al bronzo del resto della statua? Pare che gli studenti accarezzando il piede del filosofo e dicendo “Salut, Montaigne!” riescano a esaudire i propri desideri.
Una curiosità che risale agli anni ’20 e che pochi conoscono, riguarda proprio i turisti.  Questa era l’epoca degli “Année Folles” e Montparnasse era uno dei quartieri più in voga, qui le agenzie viaggi organizzavano, per i turisti più facoltosi, visite agli atelier degli artisti che allora erano numerosi.

Il malcapitato turista arrivava e sorprendeva il pittore e la sua musa in déshabillé, in atteggiamenti che nulla lasciavano all’immaginazione. Tutto era organizzato nei minimi dettagli, la ragazza sconvolta fuggiva, l’artista infuriato inveiva contro la guida e il povero turista, imbarazzatissimo per aver violato la privacy di un artista, per farsi perdonare, acquistava una tela, ovviamente a un prezzo di favore. Il denaro veniva poi diviso con la guida e in questo modo ci si guadagnava la giornata.

Parigi sa essere anche misteriosa, a volte macabra ma rimane sempre e comunque affascinante.

Tutti, prima o poi, visitando la città varcano la soglia del Louvre ma quasi nessuno si sofferma di fronte ad un’opera, in verità, sconosciuta al grande pubblico che ogni giorno visita il museo. Si tratta de “L’interieur d’une cusine” di Martin Drolling, risalente al 1815. Il soggetto è abbastanza comune, la particolarità sta nel colore utilizzato per realizzare l’opera, il così detto “bruno mummia”, un pigmento, che secondo la leggenda, si sarebbe ottenuto dal cuore di Anna d’Austria, moglie di Luigi XIII e madre di Luigi XIV. Il cuore della regina era considerato una sacra reliquia ma durante la Rivoluzione Francese fu venduto e se ne persero le tracce. Il cuore a Parigi sembra sempre avere un ruolo predominante, in senso metaforico, simbolo dell’amore, dei sentimenti, della malinconia, inteso come cuore della città, la parte più antica oppure quella che pulsa di vita, o semplicemente il cuore, organo vitale di chi ha unito la propria vita alla storia di Parigi. Voltaire è uno di questi. Il suo cuore è conservato nell’etere, nella statua a lui dedicata, nella Bibliothèque Nationale in Rue Richalieu. Mi piacerebbe mettere una foto della statua , che però non riesco a trovare!

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Non vi svelerò null’altro, la storia è molto interessante ma dovete leggere “Due cuori a Parigi” per saperne di più, ne vale la pena ve lo assicuro!

Parigi forse non è più quella di una volta, perché inevitabilmente i tempi cambiano e cambiamo anche noi ma girovagando, o meglio, facendo “i flaneurs” per le vie della città si possono ancora scoprire quartieri che hanno il sapore delle vecchie foto in bianco e nero e per questo diventano il luogo preferito dei set cinematografici. Nell’ Undicesimo arrondissement potete ritrovare questa atmosfera retrò, ci sono ancora numerose stradine lastricate, chiamate “villas”, vicoletti che portano a vecchi cortili, botteghe le cui insegne riportano agli inizi del secolo scorso, eccolo qui il cuore di Parigi! Qui sembra davvero di entrare in un altro mondo, lontano dal traffico perché le stradine sono talmente tortuose che le macchine faticano ad arrivare, i cortili sono nascosti, sono ovviamente proprietà privata ma se avrete la fortuna di entrare, in primavera, troverete dei meravigliosi glicine in fiore e qualche signore anziano che gioca a carte: avrete la sensazione di perdere la cognizione del tempo.

Per non sfatare il mito della città degli innamorati per eccellenza  e per contraddire chi sostiene che Parigi sia diventata un cliché per chi vive nei ricordi, vi lascio con uno dei luoghi, a mio avviso, più romantici di questa eternamente meravigliosa città. Si trova ai piedi di Montmartre, in un hotel particulier che agli inizi  del 1800 apparteneva al pittore Ary Scheffer, qui ospitò gli esponenti della scena romantica francese, da Delacroix a Chopin. Oggi è divenuto un museo, il cui nome è decisamente significativo: Le Musée de la Vie Romantique, qui potrete trovare i ricordi di George Sand, ritratti, gioielli e le opere di Ary Scheffer. La suggestione romantica, al di là del nome stesso dato al luogo, è creata dal viale alberato e dal giardino di roseti che conducono all’entrata del museo.

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Questo spazio è divenuto un polo culturale e nel giardino da aprile a maggio si possono degustare cocktail e cioccolate calde. Passeggiare da queste parti nei giorni di primavera vi ricorderà che Parigi è la città più bella del mondo.
Ecco perché Parigi è una questione di cuore, anzi di “Due cuori a Parigi”!

A la prochaine!
Copertina di Due cuori a Parigi

Titolo: Due cuori a Parigsi
Autore
: Caroline Vermalle
Pagine:
240
Editore
: Feltrinelli
Anno di pubblicazione
: 2016

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