Gli articoli di Atelier Carenzio
Il lato underground di Parigi
Sino a ora vi ho raccontato della Parigi romantica, delle passeggiate sul lungo Senna, dell’eleganza dei viali dello shopping di lusso parigino e del fascino bohémien di Montmartre ma non vi ho ancora fatto conoscere l’aspetto più underground di Parigi. Esiste anche una Parigi poco conosciuta dai turisti ma non per questo meno affascinante!

Vi porto alla scoperta di una città popolata e conquistata dai writers parigini che attraverso la street art hanno creato un mondo parallelo alle luci sfavillanti della Parigi di Rue St. Honoré e dei quartieri lussuosi della città. I graffiti, i murales, la street art in generale, a Parigi assumono una connotazione tipicamente parigina: affascinano, sono eleganti e, in alcuni casi, acquisiscono un significato ben più complesso e profondo che va al di là del semplice dipinto su un muro.
Spesso i writers e i loro lavori si inseriscono in un contesto sociale di protesta che contrasta con lo sfolgorante mondo della Parigi modaiola e dei quartieri dalle vetrine scintillanti.
Ma andiamo con ordine e partiamo da Belleville, quartiere popolare del ventesimo arrondissement, uno dei quartieri, oserei dire, più colorati e multietnici della capitale francese. Qui vi addentrerete in un mosaico di colori e in un crogiolo di culture diverse; questo è uno dei pochi luoghi di Parigi in cui i graffiti sono legali e ricoprono ogni centimetro di muro, non esiste uno spazio privo di opere realizzate da writers che con i loro progetti ricoprono porte, cestini, pali e la strada stessa.
Rue Dénoyez, in origine una via poco raccomandabile e mal frequentata del quartiere dove nessun turista si sarebbe mai avventurato, a partire dal 2000 diventa luogo di incontro e di lavoro di numerosi writers parigini e non, cambiando letteralmente il volto di questo quartiere. La via sarà soprannominata “Rue du griff” e la strada diventa una sorta di galleria d’arte a cielo aperto.

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Proprio a Belleville nascono associazioni come “La  maison de la Plage” o “ Le M.U.R.” che con il benestare della municipalità, mettono a disposizione degli artisti i muri e gli spazi urbani per creare una sorta di poesia dell’arte contemporanea attraverso graffiti, stencil e invaders, questi ultimi in particolare, prima di invadere tutto il mondo hanno occupato buona parte dei muri parigini.
Gli “invaders” prendono il nome da un artista parigino, pioniere della street art, che ha “invaso” il mondo con le figure che si ispirano al videogioco arcade Space Invaders del 1978, realizzate con piccole piastrelle colorate disposte a mosaico. Attorno a questo artista c'è un alone di mistero, infatti non si conosce la sua vera identità né il suo volto: pare agisca avvolto dall’oscurità della notte e di giorno si travesta da operaio per passare inosservato. Le sue opere non vengono posizionate a caso ma nei punti nevralgici della città, in modo che l’arte sia fruibile da chiunque al di fuori dei musei, per le strade e tra la gente. Nel quartiere del Marais, se camminate con il naso all’insù avrete occasione di osservare i suoi lavori un po’ ovunque.

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Nel cuore di Bellevile sono numerosi i progetti di artisti che firmano i muri delle vie, come ad esempio in rue Moinon, fanno parte del progetto Zoo Projet,  gli omini bianchi che scalano i palazzi ed il cane avido che sfila soldi dalla tagliola.
Spostandoci verso il Park de Bercy, si passa per lo streat Park, dove ogni centimetro è graffittato, proseguendo verso il centro in rue Frigos, ci si imbatte in Les Frigos, ex edificio dove si conservavano le derrate alimentari, oggi è uno dei luoghi underground di Parigi, trasformato in atelier, regno di graffiti, fotografia e arte in generale.

In Saint Germain-des-Prés, è d’obbligo fare una tappa a Le Mur de Gainsboug, un vero e proprio tributo all’arte di Serge Gainsbourg.
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Nel quartiere Butte aux Cailles sono numerose le opere di Julien “Seth” Molland: ormai nella capitale francese l’arte va oltre le porte del Louvre e del musée  d’Orsay.
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Lasciatevi sorprendere e sgranate gli occhi come i bambini di fronte a una sorpresa se, passando all’incrocio tra  rue de Poissonnieres et rue Myrha, vedrete una giraffa fare capolino tra i piani più alti di un palazzo rivestito da canne di bambù e farfalle che volano.

In rue Marcadet un gorilla e il suo cucciolo osservano il traffico da una finestra. Improvvisamente vi chiederete se Parigi si sia trasformata in una giungla urbana!

Altra tappa imperdibile per gli amanti della street art è il teatro L’Européen dove potrete ammirare il lavoro di uno dei pionieri della street art nella capitale francese: Jef Aérosol. I suoi stencil riproducono i personaggi della scena rock come Jimi Hendrix e Syd Barret e le immagini sono accompagnate da citazioni delle loro canzoni. Non si possono non notare i coloratissimi animali di Mosko.

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Affascinanti sono i poster in bianco e nero, incollati sui muri, disegnati a china di Charles Leval, conosciuto come Levalet, artista che vive e lavora a Parigi. Nelle sue opere riproduce figure umane a grandezza reale che interagiscono con gli elementi urbani, come piante, finestre e grondaie.

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Vi consiglio inoltre di visitare l’after-squat 59 Rivoli, situato in  un luogo strategico di Parigi, tra il Louvre e il Centre Pompidou.
Occupato nel 1999 da tre artisti e divenuto un collettivo, questo palazzo contrariamente agli altri squat parigini situati in periferia, si trova in una delle arterie principali della moda e del centro storico. È autogestito e aperto al pubblico sette giorni su sette, ospita ormai 30 atelier e ha una situazione molto diversa rispetto agli altri squat, che non si basano su un rapporto di continua ospitalità e scambio con diversi artisti, mettendo in pratica le cosiddette “ residenze artistiche” e non espongono lavori di artisti esterni allo squat, come invece accade al 59 Rivoli. Quest’ultimo infatti, anche per i rapporti intrapresi, volenti o nolenti, con il comune di Parigi, può essere considerato come una versione patinata del concetto di squat. Infatti il 59 Rivoli è stato assegnato dal comune agli artisti che vi risiedono, per questo si tratta di una sorta di occupazione “legalizzata”.

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In questo edificio di sei piani, si possono visitare oltre 30 atelier, concessi a un affitto più che accessibile a chi ne ha diritto: ci tengo a sottolineare che in Francia esistono atelier popolari e un welfare per gli artisti.

Vi ho sempre detto che a Parigi tutto è possibile!

A questo punto non vi resta che scoprire il volto underground della Ville lumière ma, nonostante questo, non potrete ancora dire di conoscere Parigi, i cui volti sono infiniti e  spesso misteriosi!

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