Gli articoli di Atelier Carenzio
Mal di Pietre
Se in questi giorni vi capita di fare un salto in libreria e decidete di dedicarvi qualche minuto per curiosare tra gli scaffali e magari vi sfiora l’idea di cercare qualche cosa di diverso dalle solite storie, vi consiglio di chiedere di un libercolo che mi ha conquistata e affascinata, trascinandomi tra le pagine di una passione vissuta più di settant’anni fa ma che ancora oggi sembra vivere nel presente grazie alla sua forza.

Partiamo dall’inizio, qualche sera fa, pigramente sdraiata sul divano, condividendo il mio momento di ozio con la mia coinquilina a quattro zampette pelose dalle irresistibili orecchiette a punta, quasi ipnotizzata dalla piramide di dvd regalatami per Natale da amici e parenti, la mia attenzione e quella di Frida è caduta su uno di questi: io incuriosita dal titolo, Frida dal sapore della plastica dell’involucro. Dopo un rapido consulto e il tempo per strapparle di bocca il dvd, la decisione è ricaduta su “Mal de pierres”, un film presentato e candidato alla Palma d’oro al Festival di Cannes nel 2016

Mal de pierres
Locandina Mal di Pietre

Quasi sempre è mia abitudine leggere i romanzi e successivamente vedere i films, come opera adattata alla storia scritta su fogli di carta che odorano di stampa e rilegatura (perdonatemi ma sono una “romantica della letteratura” e una fan dei libri, per inciso quelli stampati) pur non disdegnando assolutamente la pellicola, anzi. In alcuni casi, però, le sceneggiature cinematografiche tratte dai romanzi portano a un risultato deludente.
Nel caso di “Mal de pierres” ho fatto il percorso inverso, ignoravo che il film avesse all’origine un romanzo al quale ispirarsi per raccontarne la storia sul grande schermo. Il romanzo in questione è “Mal di pietre” della scrittrice italiana Milena Agus, mi sembra quasi scontato farvi notare che la sua terra d’origine e la Sardegna ed è proprio lì che la sua storia è ambientata e affonda le sue radici.

Copertina libro Mal di pietre

Contrariamente al film, diretto da Nicole Garcia, dove sono la Francia del Sud e la sua piccola borghesia agricola a fare da sfondo alla vicenda di Gabrielle, interpretata sul set da Marion Cotillard. La protagonista del romanzo della Angus e Gabrielle, anche se a mio avviso, non con la stessa intensità, hanno in comune la smania di libertà, la voglia di amare e di essere ricambiate, andando oltre a ciò che era concesso dalla morale e dal pensiero comune di un piccolo paese di provincia, a tal punto da essere considerate pazze e addirittura indemoniate. La penna della scrittrice italiana è in grado di profilare una figura femminile profonda, maniacale, quasi folle nella sua ricerca d’amore, svincolandosi dagli stereotipi e dalle imposizioni di una società che la vorrebbe una moglie in primis, accondiscendente e devota, in secundis una buona madre, possibilmente buona e amorevole. Per quanto riguarda Gabrielle, seppur l’interpretazione della Cotillard, non sia male, non riesce a essere viscerale e umana come la nonna della protagonista del romanzo. “Mal di pietre” era, in passato, il modo comune per definire il dolore causato dai calcoli, che inizialmente, quando si tratta di un unico sassolino può essere sopito e dare solo un lieve fastidio ma quando i sassolini sono numerosi, il dolore diventa costante, lancinante e insopportabile, quasi metaforicamente parlando, paragonabile al mal d’amore. Entrambe le nostre protagoniste soffrono dell’uno e dell’altro, come i calcoli gli uomini passano nelle loro vite ed accumulano dolore, uomini da loro amati ma che non ricambiano lo stesso sentimento, quasi come un copione che si ripete.

La domenica, quando le ragazze andavano a messa o a passeggiare nello stradone a braccetto con i fidanzati, nonna raccoglieva in una crocchia i suoi capelli, ancora folti e neri quando io ero piccola e lei già anziana, figuriamoci allora, e andava in chiesa a chiedere a Dio perché, perché era così ingiusto da negarle la conoscenza dell’amore, che è la cosa più bella, l’unica per cui valga la pena di vivere una vita in cui ti alzi alle quattro del mattino...
Allora se Dio non voleva farle conoscere l’amore, che la ammazzasse, in un modo qualunque...

Come ho già detto, l’adattamento cinematografico rimane in superficie e così gli attori, costretti ad adeguarsi alla sceneggiatura, Marion Cotillard riesce solo in alcuni momenti a fare propria la psicologia e la sensualità della protagonista del romanzo, descritta con profondo amore dalla nipote.
Il mal di pietre, che nel 1950, porterà l’eroina di Milena Angius, in continente per sottoporsi alle cure termali e Gabrielle in Svizzera, per lo stesso motivo, diviene mal d’amore. Questo le trascinerà, inaspettatamente, in un amore assoluto con un Reduce, interpretato nel film da un affascinante André Sauvage, reduce e ferito durante la guerra in Indocina.
Meno accattivante il reduce della Angus, un uomo zoppo e sposato che soffre a sua volta di calcoli renali.

A nonna quell’uomo piacque come nessuno mai di tutti i pretendenti a cui aveva scritto poesie infuocate e che aveva atteso di mercoledì in mercoledì...

In entrambe i casi è fortissimo il torto fatto a queste due donne a opera del destino e della società retrograda e bigotta in cui vivono, di non poter esprimere le loro passioni, emozioni e sentimenti, il loro mal d’amore viene recepito, soprattutto dalla loro famiglia come follia. Per questo si troverà il modo per far tacere i pettegolezzi, dando le due ragazze in spose a due bravi uomini e lavoratori, con la speranza che calino le luci su di loro ed il paese si dimentichi in fretta della loro follia.

Senza nulla togliere al personaggio interpretato dall’attrice francese e ai suoi sforzi per renderlo appassionato e appassionate, io ho adorato la passione, la sofferenza, la sensualità e la caparbietà di quella donna sarda. Sposatasi nel giugno del 1943 a Cagliari, appena dopo i bombardamenti degli Americani, che all’età di trent’anni, senza ancora una sistemazione era considerata già una zitella. Ho amato la sua forza e la tenacia nel custodire negli anni il suo amore con la speranza sempre viva di poterlo riabbracciare magari un giorno per caso, e sprofondare nuovamente il viso nelle braccia del suo Reduce. Mi ha commosso l’affetto di una nipote innamorata della propria nonna e anche questo a suo modo è passione, perché “Male di pietre” alla fine, racconta proprio delle passioni, senza le quali è quasi meglio morire.

Mia nonna è stata tutta per me, almeno quanto mio padre tutto per la musica e mia madre tutta per mio padre.

Mi è piaciuta la scrittura umana e smaliziata di Milena Agus, che prima di qualche giorno fa non conoscevo, della quale ora sono curiosa di conoscere altri suoi personaggi. A volte, come in questo caso, credo non sia stato semplice reggere sullo schermo il confronto con la scrittura e la complessità di un romanzo ma da appassionata di entrambe le arti, vi consiglio di dedicare il vostro tempo a entrambe, di leggere il romanzo e di guardare il film. Ovviamente non vi ho svelato tutto, vi lascio con la curiosità di scoprire le differenze, apprezzando le caratteristiche di ciascuno dei due e i dettagli che li rendono diversi e proprio per questo, unici nel loro genere.
Non mi rimane che augurarvi buona letture e buona visione!

maldipietre-fotogramma

Titolo: Mal di pietre
Autore
: Milena Agus
Pagine:
128
Editore
: Nottetempo
Anno di pubblicazione
: 2009

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