Gli articoli di Atelier Carenzio
Quel che affidiamo al vento
Cosa rende più accettabile il trascorrere delle giornate, l’alzarsi dal letto o coricarsi la sera dopo aver perso qualcuno di caro? Ognuno di noi elabora la perdita, che non sempre è necessariamente un lutto, a proprio modo.

Si arriva, ognuno a suo tempo, a un limite oltre il quale subentra l’accettazione, il dolore si modifica, si trasforma in consapevolezza o semplicemente si impara a convivere con esso. Come si ripara l’anima, la parte più fragile di noi, ancora più del corpo, quando si rompe? Un oggetto lo si sostituisce, lo si sistema ma l’anima una volta che si è spezzata è per sempre. L’anima di Yuri, la protagonista di “Quel che affidiamo al vento “ va in frantumi l’11 marzo 2011. Yuri perderà la figlia di tre anni e la madre, nella tragedia causata dallo tsunami del 2011 in Giappone, come lei molti perderanno persone care e molte verranno date per disperse.
La storia raccontata da Laura Imai Messina, ci porta in un luogo reale del Giappone che profuma di favola, il fianco della Montagna della Balena, kujira-yama, dove si trova un giardino nel mezzo del quale è stato installato un telefono senza fili, al quale affidare le proprie parole, che trasportate dal vento raggiungeranno le persone che abbiamo perduto.
Avete mai provato ad affidare le vostre parole al vento, sperando che queste raggiungano qualcuno a cui tenete particolarmente e che avete amato? Questo romanzo è una delicata poesia che ha come sfondo le tradizioni di un Paese culturalmente affascinante come il Giappone e attraversa con discrezione e delicatezza il dolore di tutti coloro che nel 2011 hanno perso un marito, una madre, un figlio e con loro forse la speranza di essere nuovamente felici. La storia di Yuri e di coloro che incontrerà nel Giardino di Bell Gardia, fa riflettere sul concetto di felicità e come questo cambia durante il percorso della propria vita. Da bambini la felicità viene spesso ricollegata a un oggetto, un gioco a qualche cosa di materiale, da adulti la felicità dipende da fattori più complessi, è il successo, il lavoro, un uomo o una donna. È lecito quindi domandarsi se la felicità svanisca se tutto ciò dovesse venire meno, se tutto questo un giorno dovesse esserci portato via. Cosa mantiene in essere la presenza delle persone e di conseguenza la felicità legata alla loro esistenza? Se non si parla più di e con loro, con chi si è amato, questi com il tempo scompariranno? È indiscutibilmente importante parlare con loro e di loro, delle loro storie per mantenere viva la loro presenza, anche quella di coloro che non ci sono più. Anche se ognuno di noi cerca, chi più chi meno, di costruire una vita uguale a quella degli altri, paradossalmente difronte alla morte e alla mancanza, ognuno di noi reagisce in modo diverso. In ogni caso il ricordo di chi abbiamo amato non invecchia mai, siamo noi che alla fine invecchiamo. Non pensiate che la storia di Yuri sia triste o strappalacrime: al contrario è una storia di resilienza all’interno di un mondo fatto di equilibri fragili ma carico di speranza. Dove l’amore e la felicità, un giorno ricompaiono in modo inaspettato, quasi come un miracolo. Le voci di quanti sono stati chiamati nel tempo dal Telefono senza Fili, di cui Yuri ne è divenuta la guardiana, tornano in quel luogo dove erano stati evocati.

Titolo: Quel che affidiamo al vento
Autore: Laura Imai Messina
Pagine: 288
Editore: Piemme
Anno di pubblicazione
: 2021

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