Gli articoli di Atelier Carenzio
Avete mai amato la vita sino ad arrivare a divorarla?
Vi ho raccontato spesso nei miei articoli di Parigi, vi ho fatto visitare i luoghi più turistici della città, vi ho fatto scoprire gli angoli, le storie meno conosciute ed a volte  persino inquietanti della Ville Lumière.

Ho posato il mio sguardo sui viali, sulle piazze e sui parchi più romantici di quella che in modo risaputo, è considerata per eccellenza la città dell’amore, al contrario non credo di avervi mai, almeno sino ad ora,  accompagnato nei luoghi e presentato quelle figure che ormai non esistono più ma che ancora oggi, seppure a distanza di tempo, influiscono con il loro ricordo sulla vita della capitale francese dandole quel fascino che inevitabilmente subisce chiunque, respirando l’aria di Parigi.
Parigi è la città in cui si può arrivare ad avere la sensazione di amare la vita sino a divorarla, colti da una sorta di bulimia della vita stessa. Se tutto ciò accade ancora oggi, nonostante le atmosfere parigine "du fin du siècle” non esistano più, pensate quali emozioni e suggestioni si potevano provare nella Parigi della Belle Epoque. Chi è diventata un simbolo di quest’epoca e della citta stessa di Parigi, sino a diventarne una sorta di monumento è Colette, al secolo Sidonie-Gabrielle Colette, nata a Saint-Sauvers en Puisaye il 28 gennaio 1873.

Colette

Colette incarna l’essenza della Parigi di inizio ’900, mito letterario della Francia intera, scrisse più o meno un’ottantina di libri, insignita della Legion d’Onore e altre onorificenze accademiche, fu la prima donna a ricevere i funerali di Stato. Visse la propria vita in pubblico come nel privato, senza nascondere nulla, anzi vivendo alla luce del sole gli scandali che la sua indole anticonformista andava collezionando negli ambienti culturali dell’epoca, manifestando liberamente la sua bisessualità.
Ricordare Colette e i suoi romanzi, significa veder sfilare, prendendo di nuovo vita il Moulin Rouge, il Café de Flore, il salotto di Madame Armand, il ristorante Drouant mescolandosi a personaggi del calibro di Marcel Proust, Gertrude Stein, che per giunta del saffismo parigino sarà una delle protagoniste principali, e Maurice Ravel, solo per citarne alcuni. Anche per lei, Parigi sarà vista come la libertà: “Gli scrittori devono avere due Paesi, quello al quale appartengono e quello in cui vivono veramente… un posto di cui si ha bisogno per essere liberi.”
Per entrare nell’atmosfera di quei tempi e percepire l’eccitazione de ”les annés foux”, vi invito a Parigi con Colette, o meglio a leggere “A Parigi con Colette”, un intrigante libricino di Angelo Molica Franco, in cui Parigi torna a vestirsi dello sfavillio di luci che caratterizzava la Belle Epoque, raccontata attraverso la vita di una delle donne più chiacchierate dell’epoca.
 
Colette approda in quello, che a fine ‘800 primi ‘900, diventa non solo il centro d’Europa ma del mondo. Parigi è il luogo da cui prendono vita le avanguardie, le mode, le idee e i pensieri che si concretizzeranno nell’arte e nella scrittura di coloro che verranno ritenuti i mostri sacri della letteratura e della pittura. Gabrielle ha vent’anni, sposa Henri Gauthier Villars, conosciuto come Willy negli ambienti culturali della capitale e dongiovanni della Belle Epoque. Grazie a questo matrimonio Colette, avrà la possibilità di essere introdotta nella sorprendente vita mondana di Parigi e da quel momento ne farà parte, divorando ogni occasione che il destino le presenterà. Tanto è vero che anni dopo, Gabrielle sarà riconoscente a quella città che quando era così giovane l’accolse così benevolmente, quella ”Parigi della sera che non era mai la stessa del mattino”. Quella che un tempo era una ragazzina, giunta da una cittadina di provincia della Borgogna, potrà dire guardandosi alle spalle, anni dopo il suo arrivo nella capitale “degli anni folli”, così furono chiamati gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso a Parigi ”Ho potuto vedere Parigi sprofondare nel dolore, rabbuiarsi di pianto e umiliazione, ma anche rialzarsi ogni giorno di più”.

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Nonostante Parigi fosse il centro del mondo, per Colette gli anni di matrimonio con Willy, trascorsero nella noia e nell’oppressione a causa dei continui tradimenti di lui, pur trovandosi nell’eccitante Ville Lumière. Fu così, che il marito le chiese di iniziare a scrivere per poi pubblicare a nome suo i romanzi di Colette. Willy era un uomo ben introdotto nell’ambiente artistico parigino, amante delle provocazioni e degli scandali e, ben presto, sua moglie non sarà da meno. Gabrielle scriverà infatti una serie di romanzi, a partire da “Claudine à l’Ecole”, piuttosto osè per il tempo ma che ebbero grande successo.
La frustrazione dovuta ormai all’inevitabile fallimento del suo matrimonio, che finì nel 1906, spinse Colette a stringere amicizia con Mathilde de Marny, detta Missy. Altro personaggio eccentrico che prediligeva abiti e atteggiamenti maschili. Ovviamente la loro relazione sarà sulla bocca di tutti, anche a causa dei loro atteggiamenti provocatori messi, potremmo dire in scena, al Moulin Rouge. Proprio qui, le due amanti erano solite abbandonarsi a effusioni e baci appassionati durante la messa in scena della pantomima “Reve d’Egypte”, per questo lo spettacolo verrà immediatamente sospeso. In quegli anni, il pubblico era attirato dalle cosiddette figure di “artisti da palcoscenico”: maledette, libertine e disincantate, non solo Colette e Missy, incarnavano questa figura ma era il tempo anche di La Goulue, Isadora Duncan e Jeanne Bourgeois, in arte Mistinguett, le cui gambe nel 1919 verranno assicurate per cinquecentomila franchi! La relazione con Missy finì quando nel cuore di Colette tornò nuovamente un uomo.

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Dopo il divorzio definitivo dal marito, avvenuto nel 1910, inizia a collaborare con il Paris-Journal e Le Matin, sposando qualche tempo dopo il direttore di quest’ultimo, dalla loro relazione nasce Colette-Renée, ben presto affidata a una governante inglese e cresciuta in campagna.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, Colette sarà al fronte, al fianco del marito per scrivere dei reportage che la porteranno in Italia, dove conoscerà il dandy italiano per eccellenza: Gabriele D’Annunzio.

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Non passerà molto tempo e dopo la guerra, Gabrielle sarà nuovamente protagonista di un nuovo scandalo, inizierà infatti, una relazione con il figlio di primo letto del marito, il giovane allora aveva solo sedici anni, lei quarantasette e la relazione durò cinque anni. La relazione tra i due sarà fonte di ispirazione per Colette, che darà vita a “Chérie”, uno dei suoi romanzi più famosi, suscitando l’ennesimo scandalo.
A causa di questa relazione più o meno incestuosa, la scrittrice affronterà nel 1923 il secondo divorzio, abbandonando il giornale dell’ex marito, iniziando a scrivere per Le Figaro.

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Gli anni ’20 consacreranno Colette come autrice di romanzi che ormai firmerà unicamente con il proprio nome, proprio mentre la Ville Lumière iniziava a essere mèta di numerosi artisti italiani, da Giorgio de Chirico con suo fratello Alberto Savinio, Filippo de Pisis a Gino Severini. “Les italiens de Paris” in poco tempo ruberanno la scena agli artisti parigini. Negli anni ’30 Colette, si occuperà di pubblicità, collaborerà a una sceneggiatura per il cinema, aprirà un salone di bellezza e si sposerà per la terza volta.

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Allo scoppio della seconda guerra mondiale, anche Parigi conoscerà l’orrore delle deportazioni e il marito di Colette, ebreo, seguirà il triste destino di molti ebrei francesi, venendo internato nei campi di concentramento. Fortunatamente Colette riuscirà a farlo liberare, grazie alle sue influenti conoscenze, anche se questa esperienza lo segnerà per tutta la vita.
La guerra finisce e quasi a mettere il punto, nel 1945 il “passerotto di Parigi” ovvero Edith Piaf, scrive e interpreta la “Vie en rose”, in origine intitolata “Les choses en rose”.  La ragione per cui Edith compone quel testo, non è perché l’ennesimo uomo sbagliato l’ha lasciata ma vuole raccontare la vita che resiste nonostante tutto. La “Vie en rose” significa guardare al futuro con speranza e questa canzone diventerà il simbolo della Parigi che rinasce dopo le atrocità della seconda guerra mondiale. Colette e Edith si incontreranno poche volte, l’ultima sarà nel 1952.

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Nel 1947 a settantaquattro anni, costretta a letto a causa di una grave forma di artrosi scoperta nel 1943, Colette non lascia più il suo appartamento al 9 di rue de Beaujolais che affacciava sul Jardin du Palais Royal nel Primo arrondissement. Nonostante le condizioni fisiche, non perde il suo carisma, ed è ormai la più grande scrittrice francese del ‘900.

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Grazie all’interessamento di Jean Cocteau, Colette accorderà un incontro, con l’allora giovanissimo Truman Capote, il quale sarà colpito non solo da una donna ancora curatissima, truccata e impeccabile, non lasciando il minimo spazio alla sofferenza inflittale dall’artrite ma anche da una bizzarra collezione, che durava da quarant’anni, di fermacarte di cristallo. A partire dal 1949, diventerà un’abitudine per Colette lavorare e ricevere nel suo appartamento al Palais-Royal, e proprio in quest’anno pubblicherà il suo ultimo libro “En pays connu”, una raccolta di scritti.
In questi ultimi anni, spesso si recherà a Montecarlo in cerca di cure che potessero alleviarle i dolori dell’artrite e proprio qui, nel 1951, incontrerà una giovane Haudrey Hepburn, che Colette scelse per interpretare la commedia “Gigi”, altro suo romanzo di successo e ovviamente anche il film diventerà un successo mondiale!

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L’anno seguente le sue condizioni di salute peggioreranno drasticamente ma al compimento del suo ottantesimo compleanno riceverà altre onoreficenze, tra cui la medaglia della citta di Parigi e il grado di Grand’Ufficiale della Legion d’onore. Sidonie-Gabrielle Colette, morirà nel 1954 nel suo appartamento nel cuore di Parigi, quella stessa Parigi che da sempre era stata ai sui piedi e che per anni aveva osservato dalla finestra, in particolar modo durante la seconda guerra mondiale, dando vita a una serie di articoli di costume che diventeranno poi un libro intitolato “Paris de ma fenetre”.
Colette morirà il 3 agosto 1954, circondata dai suoi amati gatti.

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La chiesa, che non aveva mai amato né il suo stile di vita né le sue opere, le rifiuterà i funerali religiosi. Ma poco importa e credo che poco importasse anche a colei che negli anni era diventata la “prima donna di Francia”, riceverà le esequie di Stato nella corte d’onore del Palais Royal e verrà sepolta nel cimitero di Pére Lachaise.
Indubbiamente sono moltissimi i modi per ricordare Colette perché il suo genio ha esplorato le mille sfaccettature dell’arte della cultura, è stata in primis scrittrice, giornalista poi attrice, mimo, drammaturga e modella ma credo, soprattutto e al di là di tutto, Colette è stata una donna libera!
Colette voleva essere una donna libera e per lei la libertà era Parigi.

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Titolo: A Parigi con Colette
Autore: Angelo Molica Franco
Pagine: 116
Editore: Giulio Perrone Editore
Anno di pubblicazione
: 2018

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