Gli articoli di Atelier Carenzio
Il mio personale omaggio a Pierre Bergé
L'amore, la passione, la devozione: "Non sono mai riuscito ad andare più lontano della fine della sua strada, era per me difficile separarmi da Yves". La fine di una bellissima storia di "Amour fou".

Da quando ne ho ricordo, e quindi più o meno da sempre, la mia vita ruota, in ordine di tempo, attorno alla moda.
Crescendo ho imparato ad amare la letteratura e poco dopo, quasi come diretta conseguenza l’arte è diventata parte integrante della mia vita. Sono sempre stata affascinata dalla moda come forma d’arte, come mestiere che trae ispirazione dall’arte divenendone un tutt’uno. Negli anni ’80 ero bambina e di fronte alla pasticceria di mia mamma c’era un’edicola. All’inizio di ogni mese la mia attenzione era focalizzata sull’edicolante perché attendevo impaziente che esponesse il numero del mese di Vogue. La mia rapidità nel chiedere i soldi a mia nonna, attraversare la strada, domandare se fosse arrivato Vogue e portarlo a casa, dove avrei iniziato a sfogliarlo mille volte, era supersonica. Il mio mondo di bimba di otto anni era lì, ricopiavo i modelli che mi piacevano, ne creavo di miei, iniziavo a leggere, ancora in modo un po’ incerto, gli articoli e a soffermarmi sui nomi di coloro che già avevano fatto la storia della moda e di quelli che di lì a poco ne sarebbero diventati i nuovi “mostri sacri”.
Ricordo che in particolare mi soffermavo su un nome, che per me era difficile da pronunciare e troppo lungo, le prime volte chiedevo a mia mamma di leggermelo, poi ripetendolo come un disco rotto, ho imparato che quel signore nella foto, alto, magro, un po’ allampanato e con una montatura degli occhiali, per me troppo massiccia, si chiamava Yves Saint Laurent. Quando vedevo quel nome sui giornali, nelle riviste o sui cartelloni pubblicitari, sapevo leggerlo e mi sentivo importante quasi quanto monsieur Saint Laurent stesso, lo ripetevo all’infinito perché mi piaceva la musicalità di quel nome e la grafica stilizzata e lineare  usata per il logo che trovavo molto elegante. Nel mio immaginario di bimba, affascinata dal mondo della moda, Yves Saint Laurent è comparso prima ancora di Dior e di Mademoiselle Coco. Grazie ai trucchi di mia mamma, rigorosamente Saint Laurent, e alle fotografie che guardavo e riguardavo su Vogue, Yves era diventato un po’ di casa.
Yves Saint Laurent è morto nel 2008, a 72 anni, io non ero più una bambina. Oggi non ho perso l’abitudine di acquistare Vogue e, ormai, la mia  è divenuta una collezione vera e propria e uso il rossetto rosso YSL che metteva mia madre, per me è un modo per ricordarla.
Nel 2017 è scomparso Pierre Bergé, con lui in qualche modo era come se anche Yves fosse ancora presente, ora che Bergé se ne è andato, ho avuto la sensazione che il mondo e l’epoca di Saint Laurent si sia chiusa definitivamente. Per i non addetti ai lavori, forse il nome di Pierre Bergé dirà poco o nulla, ma credo valga la pena di conoscere la figura di colui che dietro le quinte, ma non troppo, del mondo della moda, della cultura e al fianco di Yves Saint Laurent per oltre cinquant’anni, a suo modo, ha segnato un epoca.

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Per raccontarvi la sua storia vi porto al Louvre, partiamo da qui per due motivi: il primo è che una delle grandi passioni che Bergé condivideva con Yves era l’amore per l’arte, che nell’arco della sua vita ha sempre sostenuto, diventandone un appassionato collezionista e conoscitore ma, soprattutto, un grande mecenate. Il secondo motivo è dato dal fatto che il Louvre è uno dei luoghi a me più familiari, dove adoro trascorrere i pomeriggi un po’ uggiosi e grigi, che a Parigi non sono rari, e inoltre trovo questo posto consolatorio.
Comunque, qui si trovano due tele, che Bergé, membro del Consiglio di amministrazione del museo, ha aiutato ad acquistare. Si tratta del “Saint Thomas à la pique” di Georges de La Tour e “Portrait de Luis Maria de Cistué y Martinez” di Goya.

Partiamo da qui perché come mecenate Bergé sosterrà, nel corso della sua vita, altri progetti importanti come il restauro di due sale della National Gallery a Londra nel 1998, sale che avrebbero poi portato il nome di Yves Saint Laurent e Pierre Bergé. Finanzierà il restauro e il posizionamento delle collezioni storiche all’interno del Centre Pompidou, Museo Nazionale dell’arte Moderna nel 1999 e, ancora, il restauro nel 2014 della Villa Kujoyama a Kyoto.
Nel 2011, nel Giardino Majorelle a Marrakech, inaugura il Musée Berbére, il primo museo dedicato all’arte berbera. Pierre e Yves, scoprirono il Marocco nel 1966 e fu subito amore a prima vista, nel 1980 acquistarono il Giardino Majorelle, dandogli una seconda vita e rendendolo un importante centro culturale del paese, con più di 800mila visitatori ogni anno.

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La passione per l’arte di Bergé è sempre più ampia, non si limita ai dipinti, alle sculture, ai reperti archeologici e al design. Nella sua vita ha amato e collezionato libri antichi e preziosi, databili dal XV al XX secolo, creando una biblioteca con più di 1600 volumi.
Al di là di essere stato per una vita il compagno di Yves Saint Laurent, con il quale nel 1961, fonderà la casa di moda con il marchio YSL, Bergé, a mio avviso, è stato un umanista moderno con uno spiccato senso degli affari, un uomo di tutte le passioni, dall’arte alla moda, dalla letteratura all’impegno sociale e politico e di lui ho sempre apprezzato la schiettezza che, a dire la verità, non lo ha reso simpatico a molti.
Nel 1986 crea l’Istituto Francese della Moda del quale  sarà presidente come sarà presidente e fondatore anche della Fondazione Pierre Bergè – Yves Saint Laurent, il cui scopo è quello di conservare l’opera di YSL, organizzare mostre e sostenere attività culturali. La sua passione per il teatro lo porta ad acquistare il Theatre de l’Athénée Louis-Jouvet ,che in seguito cederà allo Stato francese, e sino al 1994 sarà presidente dell’Operà de Paris.

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Ho sempre considerato Bergé un esteta insaziabile d’altri tempi, dotato di una cultura assolutamente ecclettica: l’appartamento condiviso a lungo con Yves, in Rue Babylone a Parigi, era una sorta di casa museo, una Priora dannunziana, dove insieme crearono una delle collezioni d’arte più importanti mai viste. Un anno dopo la morte di Yves, nel 2009, Pierre decide, con la collaborazione di Christie’s, di mettere tutto all’asta, così al Grand Palais di Parigi si terrà l’asta del secolo!

Sapevo che Yves non sarebbe stato capace di vendere. Sapevo anche di andare forse contro la sua volontà. Per questo, nella vita, ho sempre avuto una preoccupazione: che lui morisse prima di me. Lui avrebbe lasciato tutto com’era, e dopo i nostri oggetti, i nostri quadri, i nostri mobili sarebbero andati chissà dove. Io invece volevo che la sua opera fosse preservata e volevo vedere dove finiva la nostra collezione.
- Pierre Bergé
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Il film documentario “L’amour fou”, si apre proprio con la spoliazione della casa in cui lui e Yves avevano vissuto per anni, circondati da una quantità infinita di opere d’arte. Il ricavato dell’asta verrà devoluto interamente a una nota associazione francese per la lotta all’Aids. Lo stesso Bergè, nel 1994, aveva creato Sidation, fondazione per la raccolta di  fondi, sempre volta alla ricerca e alla terapia contro l’Aids.
L’asta proverà che il mondo dell’arte non conosce crisi, il ricavato della vendita sarà strabiliante: la collezione, divisa in più sezioni, comprendeva una raccolta di impressionisti e arte moderna, oggetti d’argento  e arti decorative del XX secolo.
L’asta dedicata all’arte moderna batterà artisti come Henry Matisse con l’olio “ Les couscus, tapis bleu et rose” del 1911, venduto per 35,9 milioni di euro, un Constantin Brancusi con “Madame L.R.” del 1914-17, Piet Mondrian con “Composition avec bleu, rouge, jeaune et noir” del 1922, Giorgio De Chirico con “Il Ritornante” del 1917 (acquistato dal Centre Pompidou), Marcel Duchamps con”La Belle Helene”.
Segue una lunga lista di opere dello stesso calibro: pensate che solo il ricavato della vendita dedicata alle arti decorative del XX secolo, realizzerà 59,1 milioni di euro.

Pierre Bergé arriva a Parigi nel 1948, ha 18 anni e inizia a frequentare  i nomi più importanti del panorama letterario e culturale della capitale, tra cui Cocteau, diventando poi titolare dei diritti morali della sua opera; conosce Camus, Sartre e Breton. Diverrà compagno del pittore Bernard Buffet ma nel 1957 avverrà l’incontro decisivo con Yves, giovanissimo successore di Christian Dior, incontro che gli cambierà la vita. Ufficialmente la loro relazione terminerà nel 1976 ma di fatto non avrà mai fine.

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Credo veramente che la loro sia stata una delle più belle storie d’amore del ‘900, Bergé per mezzo secolo è stato l’ombra di Saint Laurent, dopo la sua morte ha pubblicato “Lettres a Yves” edito da Gallimard : “In questo modo ho potuto palargli ancora di me, raccontargli ciò che penso, dirgli cose piacevoli o meno piacevoli”.
Con Pierre Bergé non solo scompare l’universo YSL ma anche una figura della quale il mondo della cultura sentirà la mancanza.

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Au revoir, Monsieur Bergé!

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